Carve the Mark - I Predestinati by Veronica Roth

autore:Veronica Roth [Roth, Veronica]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
Tags: 2017
ISBN: 9788852077845
editore: Mondadori
pubblicato: 2017-01-16T23:00:00+00:00

CAPITOLO 20

CYRA

Il giorno dopo presenziai all’esecuzione di Zosita Surukta, come era previsto. Fu un evento affollato, rumoroso, la prima cerimonia pubblica dalla fine del festival del Soggiorno. Rimasi in disparte e a una certa distanza, insieme a Vas, Eijeh e Akos, mentre Ryzek teneva un lungo discorso sulla lealtà e la forza di coesione degli shotet, sull’invidia della galassia e sulla tirannia dell’Assemblea. Yma era al suo fianco, le mani sul parapetto, le dita che battevano un ritmo cadenzato.

Quando Ryzek passò il coltello sulla gola di Zosita mi venne da piangere, ma soffocai le lacrime. Tutto il pubblico ruggì quando il corpo cadde riverso, e io chiusi gli occhi.

Quando li riaprii, le mani di Yma tremavano sopra il parapetto, sui vestiti di Ryzek c’era una striscia di sangue e in fondo, in mezzo al pubblico, Teka si copriva la bocca con una mano.

Mentre il sangue di Zosita si spargeva sul pavimento, come aveva fatto quello del padre di Akos, e di tanti altri, sentii l’iniquità della sua morte come una camicia della misura sbagliata che non potevo più togliermi.

Era un sollievo riuscire ancora a sentirla.

Il ponte di imbarco era disseminato di mucchi di tute divise per taglia. Da una certa distanza sembravano massi. Erano tute impermeabili, progettate specificamente per i soggiorni su Pitha. Lungo la parete di fondo erano accatastate maschere impermeabili per proteggere gli occhi dalla pioggia durante la ripesca. Erano attrezzature vecchie, che risalivano a qualche Soggiorno precedente, ma andavano ancora bene.

La navicella privata di Ryzek, con le sue lucide ali dorate, era in attesa accanto al portellone di lancio. Oltre a lui, avrebbe portato me, Yma, Vas, Eijeh, Akos e alcuni altri sulla superficie di Pitha per sostenerlo nei suoi giochi politici con la dirigenza del pianeta. Mio fratello voleva stabilire “relazioni amichevoli”, cioè stringere un’alleanza; e di sicuro anche concordare un piano di aiuti militari. Aveva un talento per queste cose che mio padre non aveva mai avuto. Doveva averlo ereditato da mia madre.

«Dovremmo andare» disse Akos, dietro di me. Era ancora rigido nei movimenti, contorceva il viso quando si portava una tazza alle labbra e si accovacciava invece di piegarsi se doveva raccogliere qualcosa.

Rabbrividì al solo suono della sua voce. Avevo pensato che il bacio di qualche giorno prima mi avrebbe liberata da quel genere di sensazioni, svelando il mistero su come sarebbe stato. E invece aveva solo peggiorato le cose. Ora sapevo che effetto faceva, che sapore aveva, e soffrivo di desiderio.

«Immagino di sì» risposi. Scendemmo insieme i gradini che portavano al ponte di imbarco. Davanti a noi, il piccolo velivolo scintillava sotto le luci accecanti come vetro illuminato dal sole. Sul lato cromato c’era scritto “Noavek” in shotet.

A dispetto dell’esterno appariscente, l’interno era semplice come quello di qualunque altra nave-trasporto: nella parte posteriore c’erano un piccolo bagno e una minuscola cucina, lungo le pareti strapuntini dotati di cinture di sicurezza e sul davanti la cabina di pilotaggio.

Mio padre mi aveva insegnato a volare, una delle pochissime attività che avevamo fatto insieme. Avevo indossato

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